Un expat ad Amsterdam - Storia di Matteo

canali di Amsterdam con le biciclette

Pre-partenza:

 

Partii nella metà di settembre del 2018 per Amsterdam da Civitavecchia, nella provincia di Roma.

Sono partito con altre persone, che per motivi personali che non nominerò.

 

Da parte mia vedevo da tempo con attrazione il Nord-Europa per maggiori possibilità lavorative, erano anni che cercavo in Italia senza successo.

 

Le persone con cui sarei partito conoscevano altre persone già ad Amsterdam, volevano organizzare loro il viaggio e tutto, e le mie preoccupazioni crebbero nel notare che avevano sempre risposte vaghe e se provavo a fare io qualcosa ricevevo solo critiche e non avevo collaborazione. La cosa non mi piaceva.

Purtroppo, sempre per motivi personali,non potevo tirarmi indietro.

 

Cercai di informarmi su come trovare casa e lavoro lassù, e trovai la cosa alquanto strana: per avere un lavoro bisogna avere il BSN, una sorta di codice identificativo per chi viene da fuori e vuole lavorare; ma per avere il BSN bisogna avere un conto in banca ed una residenza, e per avere la residenza bisogna già avere il lavoro.

Su diversi siti trovo conferma che la cosa è alquanto grigia.

 

Partenza:

 

Partimmo la mattina presto da Fiumicino, volo diretto verso Amsterdam. Ad attenderci c'erano gli amici dei miei compagni.

 

Come prima tappa ci fermammo a casa loro, dove ci misero in contatto con un Broker: una donna che si faceva chiamare Mary.

Capimmo che per "entrare" nella zona grigia avremmo dovuto avere una casa senza contratto e come inizio ci bastava.

 

La "casa" era un piccolo appartamento con giardino, una stanza dove avremmo dormito in tre, un corridoio come cucina (se si poteva definire come cucina), e due ripostigli come bagni.

L'affitto era alto, ma se non volevamo stare per strada, e se volevamo una residenza per poter fare tutta la procedura burocratica, in quel momento ci serviva.

 

Passò poco più di un mese prima che riuscissimo a trovare lavoro.

Durante quel tempo anzitutto acquistammo una SIM olandese, senza non potevamo aprire un conto in banca.

In seguito andammo al comune di Amsterdam per fare il BSN, ma la lista d'attesa era tale che avremmo dovuto aspettare un mese, se tutto andava bene, troppo!

Prendemmo contatti con i comuni di altre città, tanto il BSN era nazionale, bastava farlo, non importava dove.

Trovammo disponibilità immediata nella città di Breda, al confine sud con il Belgio, prendemmo appuntamento e pochi giorni dopo ci recammo lì.

La procedura fu molto semplice avendo già tutti i documenti pronti.

 

Muniti di indirizzo di residenza (anche se senza contratto), SIM olandese e BSN potemmo finalmente aprire il conto in banca.

 

A quel punto, seguendo alcuni consigli dei nostri contatti locali, per trovare subito lavoro prendemmo contatti con un albergo presentandoci come housekeeper.

Ci consigliarono d'andare direttamente così, senza un'agenzia di mezzo, avremmo guadagnato di più.

Ma il tempo passava e, nonostante le promesse da parte dell'albergo, non venivamo chiamati.

Così ci arrendemmo e andammo ad un'agenzia di pulizie per locali e alberghi.

Fummo davvero sorpresi per la facilità con cui firmammo i contratti di lavoro; nel giro di poche ore avevamo già un contratto ed un indirizzo con orario presso cui recarci.

 

Il lavoro:

 

Non mi aspettavo che sarei rimasto in quell'albergo per due anni.

Inizialmente mi dicevo che era solo un inizio, per prendere lo slancio, per poi spostarmi altrove.

Ma l'altrove non l'ho mai trovato, anche lì al Nord Europa non avevo avuto molta fortuna, il lavoro era pesante e consumava parecchio sia il mio tempo che le mie energie.

Nonostante ciò cercavo sempre di dare il massimo, era un buon ambiente, molto migliore di altri posti dove mi recai per questo stesso lavoro.

 

Nella mia esperienza lavorativa e personale, notai che sentivo spesso la frase "non è un mio problema", e mi sentii fortunato perché nell'hotel dove principalmente lavoravo spesso non la sentivo.

 

 

Vita:

 

Lì tutto costa, tutto è fatto su misura per i turisti, e chi ha un reddito basso (io) deve fare economia.

E' la prima cosa che ho imparato, Amsterdam è bella, ma costosa, e avendo uno stipendio basso dovevo fare economia.

Dovevo tagliare molte uscite e pormi i tre problemi principali: l'affitto, il mangiare e i mezzi.

L'affitto era veramente alto, e anche cercando altrove i prezzi erano assurdamente alti, a meno che non volevamo andare molto fuori città; ma la zona dove eravamo era veramente comoda, sia per quel che avevamo attorno, sia per i collegamenti e la distanza con il centro dove lavoravamo.

 

Il mangiare era anche quello un problema costante, facevamo la spesa nei discount evitando di comprare cose inutili e devo dire che i pacchi dall'Italia delle nostre famiglie ci hanno davvero aiutato, anche per il gusto, difficile trovare qualcosa che avesse il sapore come nella nostra terra.

 

Infine i mezzi: costosi.

Il prezzo del biglietto singolo era molto alto, e cresceva di anno in anno, il primo anno costava 2.80€, l'ultimo anno 3.20€.

C'erano anche abbonamenti settimanali, mensili o a kilometraggio.

Qui decisi di fare un investimento: la bicicletta usata; una bicicletta usata con una catena nuova costa meno di un abbonamento mensile.

 

L'idea era sfruttare la cosa ed il mio fisico ancora giovane per risparmiare e non comprare biglietti per i mezzi e devo dire che la cosa mi ha molto aiutato.

C'è solo un inconveniente: il tempo atmosferico. Piogge frequenti, rare tempeste, sole ancora più raro, tranne durante l'estate (che a detta degli olandesi, sono state stranamente soleggiate).

 

Nel poco tempo libero che riuscivo a ritagliarmi cercavo di dividerlo come potevo in tre attività: esercizi fisici, principalmente per sciogliere i muscoli visto che il lavoro mi obbligava a stare chinato per pulire e non volevo avere problemi alla schiena come sentivo dagli altri, esplorare la città: volevo conoscere bene dove ero, visitare la parte storica davvero bella o rilassarmi in qualche parco, davvero ben curato; e studiare, non ho mai abbandonato i miei sogni nonostante la poca fortuna.

 

Ritorno:

 

Dopo due anni passati principalmente così sono tornato in Italia, continuavo a non trovare una strada in quel che volevo, il lavoro per quanto mi aveva reso indipendente non mi dava alcuna soddisfazione e mi prendeva troppo tempo ed energie per provare altro.

 

Certo, da una parte sento di non essere riuscito a realizzarmi, ma dall'altro ho notato che nonostante tutto sono riuscito a cavarmela, ho aggiunto molto al mio bagaglio d'esperienza e sono riuscito nonostante il caro prezzo della vita a mettermi qualcosa da parte.

 

Ed i contatti: ogni tanto scambio due parole con le persone con cui ho lavorato e mi ritengo fortunato di averle incontrate.

 

 

 

Matteo

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Commenti: 3
  • #1

    Sabrina (venerdì, 01 maggio 2020 21:51)

    Quando si dice "l'erba del vicino è sempre più verde"... O almeno sembra. Devo ammettere che anche io sono tra quelli che hanno sempre pensato ad un futuro fuori dal nostro Belpaese, consapevole di poter trovare difficoltà e di non riuscire (forse) a realizzare quel sogno che vedo perfetto nella mia testa. È per questo che ancora son qui, per la paura di offrire ancor meno a mio figlio... Forse se avessi qualche anno e qualche responsabilità in meno rischierei...
    Ritengo molto utile questa rubrica, da voce alle persone che hanno osato, che son partite per realizzare il loro sogno, perché porta alla luce le realtà che alla nostra mente sono celate dal quello stesso sogno.

  • #2

    Salvina (domenica, 12 luglio 2020 11:11)

    Sono tra quelle persone convinta che se avesse fatto scelte diverse e fosse espatriata, sicuramente mi sarei realizzata. Ma grazie a questo post mi rendo conto che l'estero non è tutto oro e per realizzarsi ci vuole davvero tanta ma tanta fortuna! In bocca al lupo!�

  • #3

    Michela (mercoledì, 15 luglio 2020 15:09)

    che storia particolare, purtroppo leggo molto spesso di persone che trovano fortuna all'estero e in questo caso apprezzo la schiettezza di quanto ci ha raccontato Matteo